Passeggiando nel quartiere di Isola a Milano ci si può imbattere, a un certo punto, in un coloratissimo negozio di abbigliamento. È una giornata di caldo africano, e non c’è posto migliore da visitare di questo.
KeChic è il prodotto della collaborazione fra Cheikh, sarto senegalese, e Valeria, esperta di comunicazione. Mentre lui è impegnato a lavorare un nuovo tessuto, ci facciamo raccontare da Valeria la storia di questo interessantissimo progetto.
KeChic è una realtà nuova. Nasce appena un anno fa (metà 2021), quando i due decidono di mettere insieme le forze per creare qualcosa di nuovo.
“Ho conosciuto Cheikh ad un evento a tema Africa per cui collaboravo”, ci racconta Valeria. “Venne da me dicendomi che lui in Senegal era un sarto, e mi chiese aiuto nel trovare un lavoro affine alle sue competenze”.
Valeria si mette a cercare ma senza trovare la strada giusta. Allora prende una decisione. “Sono andata da lui e gli ho detto: apriamocelo noi un negozio!”
E così è stato.
KeChic è in realtà molto più di un negozio. Si potrebbe definire come un luogo d’incontro fra diverse culture. “Molti scherzando ci chiamano ‘la famiglia KeChic’”. Nella loro seppur nuova esperienza, il modo di lavorare è quello di accogliere chi ha bisogno di un lavoro.
“Da noi può venire chiunque. Noi chiediamo loro che competenze hanno e gli facciamo fare quello per cui sono portati”.
Nel momento in cui arriviamo da KeChic, oltre a Cheikh, lavorano un ragazzo del Mali e una ragazza della Guinea.
“All’inizio abbiamo avuto con noi anche un sarto siriano”, ci racconta Valeria. “Perché le cose belle, siamo convinti, nascono dal confronto”.
Questo spirito di scambio è ciò che contraddistingue i prodotti realizzati. Abbigliamento dal chiaro allure africaneggiante, colorato, festoso, ma con evidenti richiami all’Occidente.
“Le nostre camicie sono occidentali”, spiega Valeria. “Ma ci sono inserti che sono un inno all’Africa. Ma facciamo anche il contrario. Partiamo da vestiti africani per inserire dettagli di sartoria occidentale”.
Insomma, l’amore per l’Africa, mescolato al gusto di qui.
Quello che ricercano è un vestire comodo, agile, che si può tranquillamente usare nel quotidiano.
Avere i sarti in negozio ha anche un altro splendido vantaggio. I clienti di KeChic possono sia scegliere qualcosa dalla loro collezione, ma anche farsi cucire un vestito su misura. Qui si può venire, scegliere uno dei moltissimi tessuti che hanno, e decidere come farsi realizzare un capo.
“Lavoriamo molto con i ‘buoni’”, ci dice a proposito Valeria. “Questo ad esempio è un buono camicia”, spiega mostrandoci un bigliettino col disegno del capo. La struttura della camicia è standard, mentre il cliente può scegliere con quale tipo di tessuti vuole realizzare inserti e altri dettagli.
Grazie alla grande quantità di tessuti che hanno qui, non si limitano ai capi di abbigliamento. Nelle loro collezioni, vediamo cuscini, borse, portafogli, ventagli. SI tratta di prodotti che realizzano in collaborazione con altri artigiani. Loro forniscono e ricamano i loro tessuti su diversi tipi di supporto, lasciandoli poi completare da altri a seconda delle competenze.
In particolare, vediamo alcune borse fatte con i loro tessuti, ma realizzate molto lontano.
“Queste sono state fatte dal Centre Handicapè di Dakar”. Ovvero il centro per ragazzi con disabilità dove Cheikh ha imparato la sartoria da giovane. Grazie alla loro iniziativa, i ragazzi di questo centro possono lavorare su un progetto ed essere pagati per il loro lavoro.
“Prossimamente andremo in Senegal ad incontrarli, per parlare dei nostri piani futuri”, ci dice Valeria.
Gli zaini che vediamo appesi in negozio sono invece realizzati qui a Milano. Anche in questo caso, a piacere del cliente, che può scegliere il tessuto, il numero di tasche e farli fare a proprio piacimento.
I tessuti coloratissimi che usano qui da KeChic arrivano dal Senegal o dall’Olanda. E, a proposito, Valeria ci racconta una storia molto interessante.
“Il classico tessuto noto come wax e associato all’Africa è in realtà stato inventato dagli Olandesi”, ci spiega.
Gli Olandesi iniziarono a produrre wax a inizio Ottocento, copiando i batik orientali. Il loro intento era proprio quello di vendere il wax agli orientali. Non riscontrarono però grande successo. Coloro che invece li comprarono per primi furono i soldati della Costa d’Avorio. Da lì, il wax ebbe molto mercato in Africa, e si diffuse rapidamente.
“Una cosa molto divertente è che, inizialmente, i decori che gli Olandesi facevano fare erano molto orientali, con dragoni e altri simboli tipici. Piano piano, vedendo che il mercato era in Africa, sostituirono questi disegni con troni, tribali e oggetti tradizionali africani”.
Ancora oggi, ciò che arriva dal Senegal e dall’Olanda è molto diverso. Da quest’ultima, racconta Valeria, arrivano decorazioni un po’ più classiche di wax africano, molto floreali e geometriche.
Le stoffe dal Senegal hanno invece dei dettagli molto particolari, che nessuno si aspetterebbe. Per farci capire, ce ne mostra uno che, come decori, ha disegnati dei ventilatori.
“È un tipo di disegno che mi fa pensare alla pop-art”, dice Valeria. “La differenza stilistica è molto forte”.
Qui da KeChic si respira proprio un’aria di allegria, grazie ai colori e al calore dei tessuti africani, e alla simpatia di Cheikh e Valeria. Una realtà davvero unica, ispirata dalla ricchezza di un incontro fra culture diverse. In un bellissimo dialogo tradotto in prodotti artigianali, per scoprire un po’ più su se stessi e sugli altri.