Marta Polese, artigianato e cultura fra lampade e lampadari

Non si incontra tutti i giorni un’artigiana eclettica come Marta Polese. Una raggiante, energica ed elegante signora che ha infuso la sua creatività in un ambito molto particolare, di cui ci parlerà durante il nostro incontro. 

La incontriamo nel suo laboratorio di Milano, dove ci accoglie con la sua allegria contagiosa e un grande sorriso. Marta è una donna molto vivace, dinamica e capace di trasmettere a chiunque la grande passione che la guida. 

Qui, dove ci troviamo a parlare con lei, siamo circondati da lampade, alcune antiche, altre moderne, e da voluminosi lampadari. Le prime a decorare mensole e tavoli e abbellite da fantasiosi paralumi. Dei secondi si scorgono modelli fare capolino da diversi angoli della stanza. 

Uno di questi, al contrario, pende imponente dal soffitto, riempiendo buona parte della stanza principale del laboratorio. Si tratta dell’attuale commissione a cui Marta sta lavorando. 

“Il mio lavoro si divide principalmente in due parti”, inizia a raccontarci, facendoci accomodare tra le sue varie creazioni. “Il primo ambito, quello con cui ho iniziato il mio percorso da artigiana, riguarda la creazione di paralumi per lampade di ogni epoca. La seconda parte è invece il restauro di lampadari antichi”. 

Due mondi legati ma comunque incredibilmente diversi. Una nicchia che Marta si è riuscita a creare nel tempo, grazie ad una profonda preparazione culturale e pratica. La sua storia è davvero interessante. 

Fin da giovane, ci racconta, sentiva una vocazione verso il lavoro manuale. Sapeva già che, nella sua vita, avrebbe fatto questo. In più, in famiglia, respirava già il gusto dell’antico e del bello, con cui prende presto confidenza e da cui viene influenzata. 

Il suo carattere forte l’ha aiutata a prendere la strada che più sentiva sua. Nonostante sia cresciuta in una realtà in cui il percorso artigiano non era visto come una vera e propria carriera lavorativa. Specialmente per una donna. 

Questo spirito l’ha guidata nelle sue scelte, e le ha permesso di conseguire una laurea in Storia, che sarà di grande aiuto per il suo sviluppo creativo.

“Grazie al mio percorso di studi, ho potuto nobilitare un lavoro che era visto semplicemente come manuale”, ci racconta. “Conoscere i riferimenti culturali, i costumi e gli stili delle varie epoche storiche, così come saper collocare determinate lavorazioni nel tempo e nello spazio, ha dato uno slancio determinante al mio lavoro. E lo ha elevato culturalmente”. 

Un riscontro che Marta utilizza a tutto tondo nel suo quotidiano. Sia per proporre paralumi stilisticamente coerenti con il tipo di lampade su cui vanno applicati, ma soprattutto nel restauro di lampadari antichi.

Collaboro con il FAI ormai da diversi anni”, ci dice. “Attraverso le loro commissioni ho restaurato diversi palazzi storici in giro per l’Italia”. 

Tra i quali Villa Necchi Campiglio a Milano, il luogo simbolo dell’associazione, in cui ha restaurato il lampadario della sala da pranzo, e il Castello di Masino

Ma non solo. A lei è stato affidato l’arduo compito di intervenire nel restauro di due giganteschi lampadari del Piano Napoleonico di Palazzo Serbelloni, meraviglioso edificio storico nel centro di Milano.

Un lavoro, come si può intuire, estremamente delicato. Per il recupero di antichi lampadari è necessaria, innanzitutto, una grande conoscenza storica. Senza la quale non si hanno i riferimenti stilistici per dedicarsi al restauro. Ma anche una raffinata esperienza professionale, per trattare materiali diversi tra loro e combinarli in modo da rendere il restauro invisibile.

 

“Il problema di lavorare con lampadari antichi è che i pezzi non si trovano”, specifica Marta. “Io conservo pezzi da interventi precedenti, che poi vado a recuperare per riutilizzarli da qualche altra parte. Poi li lavoro in modo da poterli integrare al lampadario su cui sto intervenendo”.

Questo tipo di esperienza, il saper trattare diversi tipi di materiali, Marta l’ha appresa lavorando per una quindicina d’anni in una delle botteghe storiche di Milano, ormai chiusa. 

Le capitò, poco dopo la laurea, di andare a far visita a questo laboratorio in Via della Spiga, dove un’anziana signora di grande cultura si dedicava proprio alla creazione di lampade e paralumi. 

“Appena entrata lì dentro, capì subito che quella sarebbe stata la mia strada”, ci dice con un solare entusiasmo. “Da quella signora ho potuto imparare tantissimo”. 

Inoltre, gravitavano intorno a questa bottega numerosi artigiani, ognuno specializzato in lavorazioni diverse. E grazie anche a loro che Marta ha appreso come mettere mano a cristalli di Boemia, vetri veneziani, lampadari lignei, lampadari in ottone, come eseguire listature, dorature e lavorare cristalli andati persi. Una vera scuola che le ha dato delle basi solidissime per poter lavorare ogni tipo di lampadario.


“È un lavoro che mi fa stare spesso in viaggio”, ci dice, “e mi permette di visitare palazzi splendidi, molte volte avendo accesso a spazi solitamente chiusi al pubblico”. 

E permettendole di visitare, specialmente a Milano, i molti meravigliosi edifici cittadini privati, che all’interno sono vere e proprie case-museo. 

“La ricca nobiltà lombarda ha sempre avuto la tendenza a conservare i suoi beni”, ci racconta Marta. “Nel periodo in cui la nobiltà andò incontro al suo declino storico, si unì gradualmente all’alta borghesia milanese, sempre più florida verso la metà dell’Ottocento. E si mischiarono, di conseguenza, le loro pregiate collezioni”. 

Questo, continua, ha permesso di conservare un grande patrimonio artistico racchiuso negli austeri edifici milanesi. Varcando i portoni d’ingresso, si entra in veri e propri musei ricchi di splendidi manufatti. 

“La fiducia è una parte importante per questo tipo di lavori”, precisa Marta. “Per entrare in certe case ricche di opere d’arte, è fondamentale che i clienti si fidino di me. E questa loro fiducia mi aiuta molto nel lavorare con serenità”.

Infine ci parla dei suoi fantasiosi paralumi. Anche questi realizzati con grande perizia e conoscenza di base, utilizzando materiali fra i più vari. Tra lini, finte pergamene, iuta, di tanto in tanto anche pelli. Facendo realizzare i telai su misura per ogni diversa esigenza.

“Ho clienti privati che vengono da me con lampade antiche ritrovate in qualche casa, chiedendomi di creare un paralume adeguato per quello stile”, ci spiega. “Per cui devo studiare prima la lampada e poi l’ambiente che andrà ad arricchire, per poter scegliere la soluzione ideale”. 

Non solo privati, ma a richiedere la sua perizia sono anche architetti e interior designers, nella ricerca dei complementi luce ideali per valorizzare gli ambienti da ristrutturare. 


“Non so dire quale mi piaccia di più di questi due aspetti del mio lavoro”, ci dice a fine chiacchierata. “Adoro entrambi, ognuno per motivi differenti”.  

E questa sua passione è evidente nel modo che ha di raccontarla, così come nei risultati che riesce a ottenere. Marta Polese è un bellissimo esempio di come poter trasformare una vocazione in un lavoro, aggiungendo una brillante competenza culturale al raffinato lavoro manuale dell’artigiano.

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