L’oreficeria artistica di Natsuko Toyofuku

A farci da sfondo in questo nostro incontro con Natsuko Toyofuku, artigiana orafa giapponese in Italia dall’età di 5 anni, è il suo bellissimo atelier nel cuore di Milano. Oggi l’abbiamo voluta incontrare per farci spiegare qualcosa in più sul suo lavoro. 

Siamo in Corso Como a Milano, una delle vene pulsanti della movida cittadina e attivissimo polo commerciale. Nonché strada storica milanese, dove ancora la struttura delle vecchie case si è mantenuta nel tempo. Proprio all’interno di un cortile vecchia Milano trova spazio l’atelier di Natsuko. Ed è qui che è cominciata la sua storia. 

“Quando mio padre prese qui il suo laboratorio, questa era una via artigiana”, ci racconta. “Oggi penso che abbiamo resistito in due”. 

Perché la storia milanese di Natsuko, originaria dell’isola di Kyushu, inizia proprio grazie a suo padre. Rinomato artista scultore, Tomomori Toyofuku venne chiamato ad esporre le sue opere in Italia, per la Biennale di Venezia. In quell’occasione, capitò che Peggy Guggenheim si invaghì di una delle sue opere e la comprò. Un trampolino di lancio importante per Tomomori, che giudicò una buona idea non tornare subito in Giappone, ma trascorrere del tempo in Italia. 

“Quelli che dovevano essere dodici mesi, si trasformarono in 40 anni”, sorride Natsuko. 

“Milano, al tempo era molto frequentata da artisti e galleristi. Era una città in grande fermento”, continua. Per questo, Tomomori realizzò il suo laboratorio proprio qui, dove siamo noi oggi. 

Respirando i profumi dell’arte fin da giovane, con il padre scultore e la madre pittrice, Natsuko prese anche lei la via creativa.

“Mi trovavo spesso a partecipare alle mostre e ai vernissage di mio padre”, racconta Natsuko. “Vedevo queste eleganti signore milanesi indossare gioielli non comuni. Modelli disegnati da grandi artisti. Crescendo in questo modo, quei gioielli lì sono diventati i miei modelli d’ispirazione”.  


In effetti, le forme e le fantasie dei lavori di Natsuko sono tutto fuorché ordinarie. Anelli, orecchini, collane. Tutto ha una componente artigianale, di originalità di struttura e di pensiero. 

Fra i lavori che realizza, anche quelli che definisce ‘sculture’. Ovvero gioielli, trasformati in oggetti d’arredamento. Sempre seguendo un gusto astratto, che, dice lei, essere un tratto che ha ereditato dai genitori. 

“Nelle opere di mio padre c’era molto astrattismo, così come nei dipinti di mia madre. Penso che anche questo sia il motivo per cui i miei gioielli non sono figurativi, ma seguano modelli senza precisi riferimenti reali”. 

Tornando alla sua storia, Natsuko, con l’immagine di questi gioielli in testa, inizia a realizzare i suoi primi manufatti. Utilizzando la cera, in una tecnica nota come fusione a cera persa

Si tratta di una lavorazione molto antica, utilizzata dagli scultori nel corso dei secoli e diffusa ancora oggi. Il processo prevede l’utilizzo della cera per modellare la forma dell’oggetto. Questa viene poi ricoperta da uno strato di gesso che andrà a formare un calco. All’interno del calco, viene infine versato il metallo che andrà a costituire il materiale dell’oggetto finale. 

“Io utilizzo molto il bronzo nei miei gioielli. È il materiale con cui ho iniziato, e che utilizzo da ormai quarant’anni”, ci spiega. “Non è un elemento ordinario nell’oreficeria. C’è sempre stato il luogo comune di non ritenerlo appropriato per la fabbricazione di gioielli”. 

Tuttavia è un metallo che concede a Natsuko una gran varietà espressiva. Senza le restrizioni che un materiale prezioso come l’oro impone all’artigiano orafo. 


Natsuko ha sì realizzato anche oggetti in oro. Ma quando si lavora con certi materiali, ci spiega, bisogna stare molto attenti alla grammatura. Un grammo in più o uno in meno fanno la differenza. 

Il bronzo, al contrario, le permette di realizzare gioielli più voluminosi che rispecchiano il suo stile. Senza pericolo di aumentare troppo i costi e il peso del gioiello. “Il peso specifico del bronzo è metà di quello dell’oro”, ci dice a proposito. 

Questo rende i suoi lavori originali e fuori dall’ordinario. Mentre il suo stile, dice Natsuko, trae  ispirazione più che altro da oggetti di tradizione scandinava

“Lì esiste un gusto minimalista nella realizzazione di gioielli che un po’ richiama quello giapponese”. Una delle tante correnti artistiche da cui Natsuko trae spunto. 

Insieme a lei abbiamo l’occasione di addentrarci in un discorso più ampio, riguardo la percezione dell’artigianato in Italia. La sua provenienza da mondi diversi, così come una lunga esperienza nel campo, ci aiutano a capire meglio il mercato artigianale odierno

“In Italia è difficile far percepire l’alto livello del mestiere dell’artigiano e dei suoi prodotti”, ci spiega. Capita troppo spesso che il manufatto artigianale, e soprattutto il gioiello, sia visto come il risultato di un lavoro semplice, quasi da mercatino di Natale, sostiene. 

In Italia è difficile far cogliere la complessità, il sapere necessari per fabbricare un determinato tipo di oggetto. Questo, ritiene Natsuko, è un grosso problema per molti artigiani italiani. 

Che hanno problemi a vendere e a vendersi. Artigiani che, all’estero, sarebbero considerati veri e propri maestri, e che lottano molto per essere riconosciuti tali in patria. 

“Pensate che, nel paese da cui vengo, esiste un premio, il ‘Tesoro nazionale vivente’. È un’onorificenza che viene data ad artisti ed artigiani come riconoscimento della qualità del loro lavoro”. 

In Italia, pur essendo patria d’artigianato da secoli e ospitando tanti, bravissimi artigiani, questo immenso valore non viene in alcun modo riconosciuto. Ed è incredibile, considerando quanto all’estero, il prodotto artigianale made in Italy, sia quasi venerato. 

“Penso si dovrebbe fare di più, a livello amministrativo, per riconoscere e tutelare certi saperi. Il rischio è oggi di vederli morire nel giro di poco tempo”.

Tempo di fare un ultimo giro per il suo splendido atelier, dove coesistono i suoi gioielli, lavori di altri artisti e qualche opera di suo padre, e salutiamo Natsuko. Lasciandola alle sue elegantissime creazioni.

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