5 prodotti tipici dell’artigianato siciliano

artigianato siciliano

L’artigianato siciliano è uno dei tanti aspetti che arricchiscono il patrimonio culturale dell’isola. Oltre ai ben noti prodotti gastronomici siciliani, anche l’artigianato manifatturiero regala molte perle.

Grazie ad una storia molto antica, e al contributo delle popolazioni che nel corso dei secoli si sono avvicendati al potere.

Andiamo a scoprire alcuni dei principali settori dell’artigianato in Sicilia che, ancora oggi, rappresentano un’eredità preziosa quanto romantica.  

Ceramica e maioliche siciliane

Se si pensa all’artigianato siciliano, la mente richiama i colori e le fantasie delle ceramiche. In particolare, delle maioliche di Caltagirone, delle onnipresenti pigne e le teste di moro. La storia della lavorazione ceramica in Sicilia è molto antica.

Si parla addirittura di Neolitico, epoca in cui vengono fatti risalire dei primordiali oggetti in ceramica. La posizione geografica particolare dell’isola ha contribuito ad arricchire queste lavorazioni, grazie all’avvicendarsi dei popoli nel corso dei secoli. Ognuno di essi ha portato qualcosa. Anche se, in questo particolare caso, è stata la presenza araba a dare forte impatto e rilievo internazionale alle lavorazioni ceramiche siciliane.

Sebbene ci siano diversi centri in Sicilia legati a questo ambito, come Sciacca, Santo Stefano di Camastra, Patti, è Caltagirone il vero fulcro. Qui le produzioni ceramiste sono ovunque. A cominciare dall’architettura urbana, come nella splendida Scala di Maria del Monte.

142 gradini maiolicati, ognuno che riporta motivi e decori differenti. Riprendendo gli stili dei diversi popoli. Arabi, appunto, ma anche normanni, svevi, aragonesi, spagnoli… fino ai più contemporanei.

Gli oggetti di uso prodotti ancora oggi, estremamente colorati, con motivi floreali e naturali, sono dei più vari. Da elementi d’arredo, dal puro senso estetico, a piatti, piattini, ciotole, coppe, tazze. Ma anche statuine del presepe e i famosi fischietti

Pietra lavica dell’Etna

Non poteva mancare, nell’isola con il vulcano più alto d’Europa, l’artigianato legato alla lavorazione di pietra lavica. Una pietra scura, tendente al nero, con caratteristiche morfologiche uniche. A Catania, vicina di casa del Monte Etna, hanno imparato a sfruttare questa materia prima di cui hanno sempre avuto abbondanza.

La pietra lavica è infatti amica degli artigiani. È molto resistente ai cambi di temperatura, nonché abbastanza malleabile. A Catania, gli addetti all’estrazione della pietra sono i cosiddetti ‘pirriaturi’. Figure fondamentali che si preoccupano di consegnare il prezioso materiale agli artigiani.

Che, a loro volta, si prendono cura di modellarlo secondo le più varie esigenze. Sia per la creazione di opere artistiche, magari soprammobili dalle forme animalesche. Ma anche per piani cucina, tavoli, complementi di arredo per bagno e non solo.

Addirittura, unendo due grandi tradizioni siciliane, il ceramista Barbaro Messina si inventò la maiolicatura della pietra lavica. Una vera e propria risorsa, dagli utilizzi più variegati. Fino ad essere usata, in polvere, addirittura nel tessile. 

I tappeti di Erice

Nella parte occidentale dell’isola, precisamente nel territorio di Erice, scopriamo un lato artigianale siciliano più nascosto, ma non per questo meno prezioso. Si tratta della tradizionale fabbricazione dei tappeti.

Un’arte che caratterizza quest’area almeno dal XIII secolo. Portata da maestranze straniere, provenienti in particolare da Grecia e dal Medio Oriente. Queste conoscenze sono state trasmesse e acquisite dalle donne locali, che hanno avuto il merito di conservarle fino ai giorni nostri.

Anche se ormai sono rimaste in poche a dedicarsi alla lavorazione dei ‘trappiti’, questi manufatti si possono ancora trovare e ammirare per le vie della città.

La loro particolarità sta nella natura dei suoi decori, che riportano spesso motivi geometrici e a zig zag. Costituiti da stoffe colorate, per la maggior parte utilizzando materiali di recupero.

Ancora svolta in maniera tradizionale, la lavorazione dei tappeti è eseguita con la tecnica chiamata ‘frazzata’. Si utilizza un telaio antico, su cui sono disposti una serie di fili paralleli. In mezzo a questi, vengono poi fatte passare le strisce di stoffa, intrecciandole l’una con l’altra. Creando così le armoniose fantasie che contraddistinguono questi eleganti manufatti. 

Lo Sfilato

Lo sfilato siciliano è una tecnica antica di ricamo, utilizzata per la produzione di tovaglie, lenzuola, corredi di vario tipo. Viene eseguita su tele di lino e cotoni pregiati, rigorosamente a mano, per creare armoniose fantasie naturali, per lo più floreali.

Si conosce la lunga tradizione siciliana legata al ricamo. In particolare, dello sfilato si ha notizia fin dal IX secolo. Nello specifico a Palermo, con l’arrivo degli Arabi sulle coste della Sicilia.

Questi introdussero diverse tecniche legate al tessile, che venivano eseguite all’interno del tiraz, il laboratorio alle dipendenze del califfo. Nei secoli, la tecnica dello sfilato venne poi recuperata nella zona di Ragusa, negli ultimi anni dell’800.

Il suo nome particolare indica proprio il procedimento attraverso cui si ottiene. Ovvero sfilare la tela su cui si lavora in modo da poterne utilizzare i fili. Questi vengono successivamente intrecciati, seguendo lo specifico disegno che si vuole ottenere.

Esistono metodi differenti per raggiungere risultati differenti. Tutti rigorosamente eseguiti su lini pregiati, fondamentali per la buona riuscita di questa complessa lavorazione. 

I pupi siciliani

Come non chiudere questo racconto sull’artigianato tipico siciliano se non citando i famosi pupi. Chiunque sia stato in Sicilia non può non aver incontrato, anche per caso, queste fantomatiche figure.

Fra i vari tipi di artigianato già citati, questo è sicuramente il più moderno. Una tradizione che nasce infatti sul finire dell’800, come spettacolo d’intrattenimento. Attraverso l’utilizzo di queste marionette, egregiamente rifinite e ancor meglio manovrate, si rappresentavano opere di richiamo cavalleresco della tradizione carolingia.

Proprio l’arguta meccanica ne contraddistinse il successo. I movimenti erano pensati specialmente per riprodurre accuratamente i movimenti svelti tipici delle battaglie.

In Sicilia si svilupparono due scuole principali di pupi. Una occidentale, legata alla città di Palermo, una orientale, che aveva il suo fulcro su Catania. Le differenze stavano sia nella meccanica dei pupi, ma anche nel loro peso e nella loro dimensione. Ancora oggi, si può assistere ad avvincenti spettacoli dove queste figure romantiche sono assolute protagoniste. 

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