Artigianato in Lombardia: 5 eccellenze regionali del fatto a mano

A cosa ci si riferisce quando si parla di artigianato lombardo? Semplicemente a quelle tradizioni antiche che hanno legato alcuni territori ad un certo tipo di produzioni artigianali.

Parliamo quindi di storie portate avanti nei secoli, che hanno lasciato forti impronte identitarie fino ai giorni nostri. Esperienze, tecniche e informazioni che hanno plasmato città o territori. Per far sì che le conoscenze passassero di generazione in generazione. Per arrivare a prodotti frutto dell’esperienza di molte maestranze. 

Scopriamo allora alcune di queste eccellenze dell’artigianato in Lombardia. Le loro storie, le caratteristiche e le curiosità che rendono unico il made in Italy nel mondo.

La seta del comasco

Fra i primi esempi di artigianato tipico della Lombardia troviamo la seta di Como. Ancora oggi, gran parte della produzione italiana di seta arriva da qui. Nonostante la tradizione affondi le sue radici alcuni secoli fa.

La diffusione della seta si può infatti far risalire al 1400. Periodo in cui l’area di Como venne coltivata a gelsi, piante di cui si potevano nutrire i preziosissimi bachi provenienti da Cina e Giappone.

Col tempo la bravura dei tessitori comaschi fece sì che le sete lombarde diventassero rinomate in tutta Europa e anche oltre. Vennero istituite anche vere e proprie scuole sul territorio per formare e trasmettere l’arte della tessitura ai cittadini comaschi.

Grazie a questa secolare esperienza, lo stretto rapporto con la seta da queste parti continua ancora oggi. Con modalità differenti, ma comunque fortemente presente nell’economia come nella cultura identitaria dell’area. Le sete oggi vengono per lo più importate.

E ogni diversa aziende del settore è specializzata in una particolare lavorazione piuttosto che seguire l’intero processo produttivo. Ad esempio, per la torcitura e la tesaurizzazione, che precedono le fasi di tessitura, stampa e finissaggio.

Oggi, oltre ai negozi che vendono le sete comasche in centro città e non solo, questa tradizione è conservata in posti particolari. Come il Museo didattico della Seta, aperto nel 1990, e la Fondazione Ratti, legata ad uno dei nomi più importanti del settore tessile comasco.

Lavorazione del legno a Cantù

Senza spostarsi di molto, a Cantù esiste un’altra importantissima tradizione artigianale. Anche in questo caso, sopravvissuta nei secoli per arrivare fino a oggi. Si tratta dell’artigianato legato al legno.

Da sempre, la città brianzola si identifica con questo tipo di lavorazioni. Proprio qui si svolge, ogni anno, la Festa del Legno, che celebra questa importantissima materia prima e diventa una vetrina per tutte le aziende che operano nel settore.

L’artigianato del legno canturino si concentra nei settori del mobile e dell’arredo, fra i più proficui e dal mercato più ampio. Ma la lavorazione del legno qui ha in realtà un riferimento molto particolare.

Ovvero la pipa. Questo strumento oggi caduto molto in disuso, fu in realtà un simbolo fino a pochi decenni fa. In questo contesto, fu un tal Franco Coppo, grande maestro artigiano, che nell’arte della pipa eccelse, grazie alla sua Pipa Castello.

Vero e proprio marchio di fabbrica che ha fatto il giro del mondo. Ancora oggi esiste la sua bottega, dove si possono conoscere i segreti reconditi di questo romantico oggetto. 

Liuteria cremonese

Quando parliamo di artigianato in Lombardia, non si può che fare una menzione alla liuteria cremonese. Una tradizione che viene rivendicata anche da Brescia, anche se, nell’immaginario collettivo, è Cremona la patria della liuteria.

Questo anche grazie ai grandi maestri nati in città: Andrea Amati, Guarnieri e Antonio Stradivari. E all’inserimento, nel 2012, della liuteria cremonese come patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.

Proprio in città questa tradizione è mantenuta viva. Dal Museo del Violino, che ne ripercorre la storia e conserva alcuni dei più importanti strumenti mai fabbricati. Ma anche dalle scuole liutarie e dai maestri in giro per la città, che si dedicano a questa affascinante pratica artigiana.

Se un tempo i centri di produzione erano geograficamente individuabili, oggi l’arte liutaria è diffusa in tutto il mondo. Ciò non toglie la centralità della Lombardia per la sua origine.

Così come non si può negare che, ancora oggi, chi vuole imparare e apprendere l’arte della fabbricazione di strumenti a corda o a pizzico, non può trovare una migliore scuola che quella cremonese.  

Pietra Ollare di Valtellina e Valchiavenna

Ci sono due ultime nicchie molto particolari che contraddistinguono l’artigianato tradizionale lombardo. La prima di queste è fortemente legata al passato. Si tratta della pietra ollare di Valtellina e Valchiavenna.

Una varietà del serpentino, caratterizzata da una buona malleabilità ed un’alta resistenza al calore. Proprio per questo, venne molto utilizzata per la produzione di pentole e per contenitori per l’olio, chiamati appunto ‘olle’.

Questa pietra così particolare si trova proprio in queste valli. Dalla Valmalenco al territorio di Chiavenna e non solo. E proprio per questo, è qui che gli abitanti la scoprirono e iniziarono ad utilizzarla per diversi scopi.

Grazie alla pietra ollare venivano quindi realizzati i ‘lavecc’, pentole adatte a lunghe cotture tipiche di diverse preparazioni culinarie di montagna. Ma anche le ‘piode’, ovvero lastre su cui si poteva cuocere la carne, che venivano usate anche come tegole per la copertura dei tetti.

La pietra ollare servì agli abitanti anche per la costruzione di opere pubbliche, da fonti battesimali a fontane e portali. Mentre oggi è principalmente usata a livello artistico. Nella produzione di manufatti fra i più diversi, che danno ancora dignità e luce a questa particolarissima pietra alpina. 

Scarpe di Vigevano

Infine, andiamo nei dintorni di Pavia, in particolare a Vigevano, dove un’altra importantissima tradizione artigiana contraddistinse per diverso tempo l’economia cittadina. Parliamo della calzoleria.

In pochi sanno che proprio Vigevano è stato uno dei più importanti centri di lavorazione delle scarpe a livello mondiale. Si ha già traccia di questa fervente attività in epoca medievale, quando un editto comunale voleva porre un freno ad una diffusissima conciatura di pelli che veniva svolta senza regole in giro per la città.

Una storia, quella delle calzature artigianali di Vigevano, che si può ripercorrere all’interno del Museo della Calzatura. Proprio qui possiamo apprendere come fu la città lombarda a proporre, prima di tutte, delle calzature in gomma, nel 1929. Praticamente le antenate delle moderne sneakers. Ma anche l’invenzione del tacco a spillo non fu altro che l’opera di artigiani vigevanesi.

Questa importantissima tradizione è fortunatamente ancora viva. In città si possono trovare diverse calzolerie artigianali, che, seppur con una agguerrita concorrenza, portano ancora avanti una tradizione secolare e preziosa.

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