5 curiosità sul distretto del vetro di Murano

5 curiosità sul distretto del vetro di Murano

Oggi ti parliamo di uno dei prodotti artigianali italiani tra i più conosciuti, oggetto di vanto per il distretto in questione e, di rimando, per qualsiasi cittadino della Penisola.

Facciamo una visita alla laguna di Venezia e al distretto del vetro di Murano. Una storia antichissima, che dal Medioevo pone le prime basi per una lavorazione leggendaria, che sopravvive ancora oggi nell’arte degli odierni artigiani, che mantengono vivo questo lascito preziosissimo.

Ti vogliamo far scoprire questo mondo in un modo diverso, raccontandoti alcune curiosità che lo riguardano, in un breve viaggio nel tempo e nello spazio, che ci conduce fino ai giorni nostri.

Ecco qui le 5 curiosità che forse non conoscevi riguardo al distretto del vetro di Murano.

1. Il primo artigiano vetraio

Si sa che quando si parla di processi storici lunghi ed in continua trasformazione, come può essere la scoperta e lo sviluppo di una particolare lavorazione, è difficile risalire a date precise.

Tuttavia, nel caso del vetro veneziano, le fonti ci indicano il 982 d.C. come data in cui compare, per la prima volta, l’artigiano vetraio. Non a Murano, ma proprio nel cuore della Serenissima.

Ovviamente non è qui che nasce la lavorazione del vetro, che ha origini disperse e lontane nella storia. Tuttavia è proprio qui che questa assume la forma d’arte, dove esperti del settore sperimentano e uniscono tecniche provenienti da varie regioni del mondo (in particolare, l’Oriente) per creare oggetti unici dall’alto valore manifatturiero ed estetico.

I maestri di Venezia hanno fatto evolvere la lavorazione del vetro dell’Alto Adriatico e le tecniche orientali in maniera eccelsa, portando una semplice attività manifatturiera a divenire vera espressione artistica. 

2. Da Venezia a Murano: la causa dello spostamento

Ma come mai da Venezia i vetrai si sono spostati a Murano? Come saprai, per lavorare il vetro sono necessari dei forni che raggiungono temperature elevate, in grado di rendere i materiali utilizzati malleabili e modellabili. A Venezia, gran parte delle costruzioni in epoca medioevale era in legno, e perciò particolarmente fragile nel caso si fossero verificati incendi. Cosa che, infatti, avveniva con una certa frequenza. Non era quindi intelligente tenere a stretta distanza costruzioni in legno e forni che bruciavano tutto il giorno.

Piano piano i centri di lavorazione del vetro si spostarono quindi sull’isola di Murano, dove un eventuale incidente si sarebbe potuto contenere ad un distretto non esteso, e comunque lontano dalla città.

Il passaggio del distretto vetraio a Murano è ufficializzato dalle fonti veneziane a partire dal XIII secolo, che tuttavia non facevano nient’altro che mettere nero su bianco ciò che già era un procedimento già praticamente concluso.

3. L’invenzione del cristallo

Il cristallo è stato concepito proprio dai maestri vetrai veneziani. A tutti questo termine evoca qualcosa di pregiato, di elitario, tanto che oggi è metafora di delicatezza e raffinatezza. Già, ma cos’è di preciso?

Nel caso non lo sapessi, il cristallo non è altro che un vetro in cui, oltre al silicio, principale componente, viene aggiunta una percentuale più elevata di ossido di piombo.

Attraverso questo procedimento, gli artigiani del vetro veneziani riuscirono a creare un prodotto estremamente raffinato nelle fattezze e nella qualità, che fu ben presto apprezzato dalle più ricche corti europee e che portò la qualità artigianale muranese ad essere riconosciuta in tutto il continente.

4. Le Murrine di Venezia

A molti di noi è capitato di avere sottomano una murrina veneziana, che fosse una bomboniera, un regalo o un pensiero di amici andati lì in vacanza.

Ma che tipo di oggetto è una murrina, e qual è la sua origine? Questa volta i vetrai di Murano non si sono inventati nulla. Il loro merito è stato invece il recupero di un’antica usanza romana.

Nell’Antica Roma era stato Pompeo il primo a portare dei vasi in murra, un materiale ai tempi prezioso, che furono utilizzati per adornare i templi. In seguito, i vetrai romani iniziarono a replicare questi vasi trasformandoli in oggetti in vetro mosaicato, che presentavano motivi floreali e decorativi di vario genere.

Un’usanza che si perse un po’ nell’oblio durante il Medioevo, ma che gli artigiani muranesi ripresero per darle finalmente la giusta fama. Replicando quei motivi a tema naturistico che li rendono tuttora oggetti dal grande fascino evocativo.

5. Obblighi e privilegi dei mastri vetrai

L’arte della lavorazione del vetro assunse una tale importanza commerciale per la Serenissima che i Dogi dovettero imporre una vera e propria segretezza ai loro artigiani, in modo che non diffondessero le tecniche avanzate di cui erano custodi.

I vetrai, infatti, non potevano lasciare l’isola se non in possesso di permessi speciali. D’altro canto, il loro ruolo era così apprezzato e riconosciuto che, differentemente da altri cittadini veneziani, essi godevano di privilegi particolari.

Tra questi, la possibilità di convolare a nozze con le figlie delle famiglie nobili veneziane, altrimenti destinate a sposarsi solamente con altri nobili.

Tuttavia, seppur obbligati a non lasciare l’isola, diversi maestri vetrai fuggirono. E, verosimilmente, insegnarono le loro tecniche in giro per l’Europa, dove si svilupparono ben presto nuove e innovative scuole di arte vetraria.

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