Nicola Enrico Antonio Monzino, tradizione liutaria dal ‘700

ll mestiere del liutaio non è solo legato al mondo dell’artigianato, ma è qualcosa di propriamente italiano. L’arte liutaria è nata in Italia, come forse saprai. Precisamente a Cremona, grazie al lavoro del maestro Andrea Amati. Se te lo sei perso, qui puoi leggere il nostro articolo sulle 6 curiosità legate all’artigianato liutario

È quindi un mestiere che racchiude in sé il più fedele concetto di made in Italy, come eccellenza realizzata in Italia e frutto di secoli di esperienza e pratica di maestri nostrani.

 

Nicola Monzino nel suo laboratorio di liuteria a Milano

Il protagonista di oggi è Nicola Enrico Antonio Monzino, ultimo rappresentante di una famiglia che da secoli (!) è attiva nel mondo della liuteria.

E, recentemente (2022) entrato ufficialmente a far parte dell’A.L.I. Associazione Liutaria Italiana, che riunisce moltissimi liutai professionisti italiani.

È dal 1750 che i miei avi si dedicano alla fabbricazione di strumenti” ci inizia a raccontare Nicola. “La prima bottega si trovava nel Rebecchino, un isolato oggi non più esistente a margine di Piazza del Duomo, demolito poi con la costruzione dei portici.

La bottega si è poi spostata là vicino, in via Rastrelli, per poi aprire in via Larga”.

Mentre inizia la sua storia fra i meandri di una Milano lontana, siamo già all’interno della sua ‘bottega’. Una vecchia serra ormai in disuso, dove ha avuto la possibilità di mettere in piedi il suo laboratorio.

Ci troviamo all’interno di un palazzo storico di via Elba, zona Vercelli. Un posto che si presenta già incredibile varcando il portone d’ingresso. Si è accolti da un giardino dall’aria zen, corredato da statue, colonne e volte che si armonizzano con le mura in pietra antica. 

Si arriva così al piccolo complesso che un tempo era la serra dello stabile, di cui ancora è rimasta la tipica vetrata su un lato del blocco.

Tutto il resto è il regno del violino. Un lungo bancone dà alloggio a lime, scalpelli, strumenti di vario tipo e, ovviamente, sezioni e tagli di legno. Appesi intorno, una serie di violini, più o meno ultimati, che penzolano come quadri a circondare la bottega del maestro. 

Più qualche altro intruso particolare, come uno squadrato strumento a corda la cui cassa armonica è costituita da una vecchia confezione di sigari. Il ben noto, fra chi è del mestiere, cigar box.

Qui è dove ho iniziato, nel 2008, a praticare il mestiere del liutaio” riprende Nicola, “ripercorrendo quella che è stata la tradizione di famiglia”.

Quindi un’altra storia in cui il mestiere e le competenze passano di padre in figlio? Non proprio. Il percorso di Nicola Monzino è particolare. 

In realtà nei decenni la mia famiglia ha dovuto decidere se continuare con la fabbricazione degli strumenti classici o dedicarsi alla vendita di strumenti più moderni, che era diventata preponderante. Specialmente dal Dopoguerra, con il boom, era più vantaggioso rivendere i grandi marchi di chitarre e amplificatori piuttosto che realizzare violini.

Cos’è successo allora? Cosa ha portato Nicola Monzino a riprendere la tradizione di famiglia?

Dopo aver lavorato circa 16 anni nel ramo della distribuzione, in seno all’azienda famigliare e non, con la crisi del 2008, ho deciso di riorganizzare il mio lavoro. Mi sono in qualche modo tirato indietro dall’azienda di famiglia e preso un anno sabbatico. Questo mi è servito per ragionare e decidere di riprendere quello che faceva mio nonno”

Il nonno Antonio, ultimo liutaio di famiglia, da cui eredita sia il nome che la scintilla che lo porterà a voler esplorare tutti i segreti di quest’arte e divenire liutaio a sua volta, era purtroppo già scomparso. Veniva a mancare quindi una guida diretta ed esperta, vicina a lui.

Fortunatamente abbiamo qua a Milano un’ottima scuola, la Civica di Liuteria, che ho frequentato, cominciando praticamente da zero. Poi ho iniziato a seguire un bravissimo liutaio che lavora sul Lago Maggiore, Dario Segala, che mi aiuta ad affinare sempre più la tecnica

Allora, già che siamo ospiti da un maestro, andiamo a scoprire come si fa un violino. Qual è il procedimento che il liutaio segue per trasformare un pezzo di legno in uno dei più eleganti e armoniosi strumenti musicali.

Prima della realizzazione, una delle fasi più importanti è proprio la scelta del legno”.

Già, che tipo di legno serve per costruire un violino?

“I legni per realizzare un violino sono tradizionalmente due: abete e acero marezzato” ci dice Monzino (le marezzature sono le linee orizzontali che caratterizzano la superficie del legno, nda).

L’abete rosso per la tavola armonica, l’acero marezzato per le fasce, il fondo e il manico. Se l’abete è universalmente utilizzato come miglior legno di risonanza, l’acero invece è a volte sostituito con altri tipi di legno, come pioppo o salice“.

Questo non si sa se per esigenze storiche di approvvigionamento del legno o per scelte tecniche. Per altri strumenti a pizzico, come le chitarre ad esempio, la tavola rimane solitamente in abete, ma per altre parti ci si sbizzarrisce. Soprattutto con l’arrivo di nuovi legni esotici. Ma la nostra tradizione, quella italiana, lavora utilizzando questi due legni”.

Il liutaio, ci spiega, deve per prima cosa essere bravo nel scegliere i pezzi di legno che andranno a comporre i propri strumenti. Ogni singolo pezzo ha caratteristiche uniche. Il legno va toccato con mano, si deve andare a vederlo di persona, non su internet… specialmente l’abete. 

Bisogna scegliere il legno che ha la giusta stagionatura. Fortunatamente ormai i falegnami segnano i pezzi di legno in base proprio alla stagionatura e al loro stato di conservazione. Se non presentano difetti e hanno una superficie regolare sono considerati, ad esempio, eccellenti. Saper scegliere il legno giusto è un’arte nell’arte ”.

Nicola continua a spiegarci l’importanza e la difficoltà di questo lavoro a monte, aggiungendo a un certo punto un dettaglio che per lui è scontato, ma che a noi colpisce particolarmente.

Due pezzi di legno, anche presi dallo stesso albero, possono avere grandi differenze l’uno dall’altro. Per questo è importante sentirlo con le proprie mani e farlo risuonare per sentire la nota che rende. Bisogna perciò accordare le due tavole di legno sulla stessa nota, un fa o fa diesis, e si parte poi da quella nota lì per aggiungere le fasce e tutti gli altri elementi”. 

Già, perché in tutta la complessità manifatturiera della costruzione di un violino, non bisogna mai dimenticarsi che non si tratta solo di estetica, ma soprattutto di sonorità.

E il suono nasce, in primis, dalla nota del legno!

Mentre si scava e si trovano gli spessori (delle parti esterne e interne), facendole risuonare con le mani, si cerca di accordare le due tavole sul fa, fa diesis

Ed ogni dettaglio che viene aggiunto dopo, dagli altri pezzi fino alla verniciatura finale, contribuisce ad aggravare (rendere più grave) quella nota iniziale, e quindi ad influire sulla sonorità ultima dello strumento. Quindi il liutaio lima e lavora le parti in legno per farle risuonare su una nota specifica. E da lì si regola su tutto quello che aggiungerà successivamente. 

Basterebbe questo per capire la complessità dell’arte liutaria, gli anni di pratica che servono per diventarne maestri, e i secoli che ci sono voluti per trovare le soluzioni più adatte a realizzare uno strumento con determinate caratteristiche.

Sono passati circa dieci anni da quando ho iniziato” ci dice Nicola Monzino “e i risultati per me si stanno iniziando a vedere adesso. È sicuramente un percorso ben più difficile di quel che immaginavo.  

Nicola continua mostrandoci tutti i dettagli, le finezze, le particolarità e i procedimenti che stanno dietro alla realizzazione passo passo di un violino. Nel farlo, prende ad esempio le varie parti della sua “catena di montaggio” artigianale che si trovano nel suo laboratorio, mostrandoci nello specifico ogni particolarità. 

Nel conoscere tutto questo, ci si rende conto della passione, ma anche della pazienza che ci vogliono per un lavoro del genere. 

Gli chiediamo allora quanto ci vuole a fabbricare un violino da zero.

È una domanda che mi fanno spesso”, dice sorridendo. “Ovviamente dipende da molti fattori. Ma volendo dare una risposta verosimile, potrei dire che in due mesi è possibile ultimare un violino.”

Potremmo stare altre ore a parlare con Nicola che, oltre ad essere liutaio, è anche papà, e deve andare a prendere suo figlio all’uscita di scuola. 

Prima di salutarlo e salutarci, è bene sapere che Nicola Monzino fa parte della fondazione di famiglia “Antonio Carlo Monzino”, intitolata proprio al nonno, che si premura di diffondere la bellezza e la cultura di questa arte, parlandone in diverse occasioni. 

Il lavoro che facciamo nelle scuole con i bambini vuole mantenere viva l’arte della liuteria e della musica, sperando che fra i presenti, almeno uno potrà appassionarsi a tal punto da proseguire questa secolare tradizione. O perlomeno diventare musicista”.

E allora lo salutiamo, abbandonando a malincuore questo luogo a suo modo perso nel tempo, ma che ancora ha un ruolo unico nel mercato musicale moderno.

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