Francesca Mo, il mondo naturale racchiuso in un gioiello

Francesca Mo è una piacevolissima signora milanese, che rappresenta una perfetta sintesi di creatività e spirito imprenditoriale. È lei che ci accoglie oggi con grande ospitalità ed eleganza, per raccontare anche a noi la sua storia, che oscilla fra passeggiate a mare e mostre internazionali.

La vocazione artistica qui è di famiglia. Suo padre, Carlo Mo, è stato un grande scultore le cui opere sono state esposte a Milano e in giro per il mondo. E, a quanto pare, anche i figli di Francesca sembrano avere un talento innato per l’arte, come ci racconterà più tardi.

Il suo percorso e le sue creazioni sono qualcosa che vale la pena conoscere. Lo spirito, l’inventiva, la fantasia dietro alle sue collezioni sono una vera ispirazione. Ed un fulgido esempio di quanto la mente umana possa ideare oggetti unici.

Francesca concepisce e disegna gioielli fra i più originali. Per poi farli realizzare collaborando con artigiani orafi e non solo, con i quali segue tutto lo sviluppo del gioiello. E tutto questo è cominciato con una passeggiata al mare.

“Avevo raccolto dei vetri sulla spiaggia”, ci racconta, “e da quelli realizzai degli orecchini. Capitò che questi gioielli li vide Jean Blanchaert (curatore e gallerista milanese, nda) e mi suggerì di esporli in una mostra. Da lì cominciò il mio percorso”.

Francesca trae molta ispirazione dalle forme che la natura modella. Una natura che vede come una grande e inimitabile maestra, da cui si può sempre trarre spunto.

“Mio padre, in quanto artista e scultore, mi ha sempre abituata a vedere cose che gli altri non vedevano. Ad osservare la natura e le sue forme, guardare il mondo da un punto di vista diverso, scorgendo dettagli che solitamente passano inosservati”, ci dice. E trasformare ciò che il mare rifinisce e abbandona sulla spiaggia in affascinanti gioielli è forse l’esempio più chiaro di un occhio artistico particolarmente creativo.

La natura quindi, con le sue fantasie più stravaganti. Ma anche le forme geometriche, che sono una presenza costante nei lavori di Francesca. E, stavolta, è qualcosa legato più che altro alla sua formazione scolastica. Come architetto, non può che avere un occhio di riguardo per le figure precise e definite. E tutto questo, guardando le sue collezioni, appare più che evidente.

Una fra le sue intuizioni più interessanti è la collezione che ha chiamato ‘Tales’, racconti. Qui, differenti anelli, infilati in successione, riescono a creare un vero e proprio racconto. Ce n’è uno che riporta sulla sommità un mare increspato, un altro una barca a vela, un terzo un delfino.

Oppure un prato erboso, un orso e poi una volpe. Mettendo in fila più anelli, si può costruire la propria storia, lasciando il processo creativo non solo all’artista, ma anche al fruitore del gioiello. Un’idea davvero affascinante e dall’effetto unico.

O come la collezione ‘Clessidre’. In questa, i diversi gioielli sono dei contenitori, e racchiudono al loro interno sabbie di diverse forme e colori, che trovano spazio tra figure invece ben definite, come ad esempio gli ingranaggi di un orologio.

Questo crea quella dicotomia che rappresenta lo stile di Francesca. Le forme libere della natura che trovano spazio fra le figure invece ben delineate opera dell’uomo. Ognuno di questi oggetti è particolarissimo. Non sono solo gioielli da indossare, ma riescono sempre a raccontare qualcosa.

Non è difficile quindi capire il successo di queste collezioni.

Tuttavia, come detto all’inizio, oltre alla grande inventiva ha giocato (e gioca ancora) un ruolo cruciale la capacità di Francesca di selezionare i suoi canali di promozione, e così la sua clientela.

“Quando ho iniziato in molti mi proponevano sempre di organizzarmi per esporre nei mercatini casalinghi”, ci racconta. “Non ho mai voluto farli. Anche se era la soluzione più semplice. Ma non avrebbe garantito una giusta vetrina per i miei gioielli”.

Come si è mossa quindi per farsi conoscere al suo pubblico? Contattando e collaborando con galleristi e partecipando a mostre che, volta per volta, selezionava con accuratezza. Per identificare le migliori occasioni in cui i suoi gioielli avrebbero avuto la possibilità di essere adeguatamente apprezzati.

“Ricercare i giusti luoghi e canali in cui promuoversi non è un processo semplice”, ci conferma Francesca. “Ma ho sempre pensato che, se devi fare qualcosa, tanto vale farla al meglio”. Vendere pochi pezzi esponendo in ogni mercatino che ne dà la possibilità non è mai stata la strada di Francesca.

“È molto importante sapere dove vanno i miei gioielli”, continua. “Chi li compra è perché li apprezza, e soprattutto comprende la filosofia e il lavoro che ci sono dietro”. Vendere il più possibile a chiunque non è certo la sua ambizione.

Questa sua ricerca l’ha portata ad avere negozi che espongono i suoi gioielli in diverse parti del mondo.  Quando vede una buona opportunità per esporre, Francesca non perde tempo, né si fa scoraggiare dalle difficoltà.

“A me piace molto anche partecipare alle mostre”, ci dice. “In queste occasioni viene solitamente indicato un tema da seguire per la realizzazione dei prodotti. Ed è qualcosa che, per un creativo, è estremamente stimolante. Ti permette di sperimentare e inventare cose sempre nuove”.

Dall’armadio che si trova nel suo studio, continua a tirare fuori pezzi dalle sue collezioni. “Ne ho fatte in tutto 22”, ci informa. Ognuna ha un suo filo conduttore, e ognuna è così diversa dall’altra da non potersi mai annoiare.

C’è la collezione Narcissus, in cui gli anelli si trasformano in vere e proprie sculture in miniatura, quasi come fontane complete di acqua e statue figurative. O la collezione Moody, anelli con parti rotanti che possono mostrare, a seconda del momento, la figura o la parola più adatta al proprio umore.

Ci mostra poi una serie di gioielli particolarissimi, che sembrano ritrarre opere di qualche pittore astrattista.

“Questi sono dipinti fatti dai miei figli quando erano bambini”, ci informa Francesca. “Li ho voluti rimpicciolire e trasformare nel soggetto di questi gioielli”. I disegni non sembrano certo quelli di un bambino. E confermano che il talento artistico non si è certo fermato alla generazione di Francesca. Indossare uno di questi diventa come portarsi un piccolo quadro appeso al collo. Davvero sorprendente.

Siamo pronti a salutarla. Ma prima, veniamo catturati da una piccola scultura che Francesca conserva in casa.

Un semplice ramo di un albero trovato sulla spiaggia, che, con un piccolo intervento grafico, ha trasformato in un gorilla.

E ci sembra riassumere molto quella che è l’arte di Francesca. L’attenzione alle forme della natura unita all’occhio dell’artista in grado di reinventarle.

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