Guido De Zan, artigiano ceramista alle Colonne di San Lorenzo

Da oltre quarant’anni Guido De Zan rappresenta un punto fermo dell’artigianato della ceramica milanese.

Era il 1978 quando decise di aprire la sua bottega vicino uno dei luoghi simbolo di Milano, le Colonne di San Lorenzo. Ed è proprio qui che ci accoglie Guido, in una piacevole mattinata primaverile. 

Avevo 31 anni quando ho deciso di aprire il mio laboratorio”, inizia a raccontarci. “Abbiamo cominciato in tre. Gli altri poi hanno preso strade diverse, io ho continuato”. 

Siamo seduti a parlare con Guido in un luogo sospeso fra antico e moderno. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera d’altri tempi, in cui le uniche due tecnologie sono il forno per la ceramica e un piccolo stereo che provvede al sottofondo musicale.

Tutto il resto è barattoli di colore, argille, un tavolo in legno, mensole traboccanti di vasi e creazioni varie. E sono proprio questi lavori che danno invece un tocco estremamente moderno all’ambiente, leggero e quanto mai originale.

Se parliamo di ceramica classica, l’Italia è piena di artigiani ceramisti”, ci dice Guido. “Tuttavia ci sono pochi artigiani che si dedicano alla ceramica contemporanea”. Pur non essendo esperti, ci basta guardarci intorno per capire quello a cui De Zan fa riferimento.

Le forme dei suoi lavori sono tutto fuorché ordinarie. Niente che si possa trovare altrove in qualsivoglia parte del mondo. 

Quello che faccio io si avvicina molto al design”, continua. “Le forme sono molto lineari e pulite. Non c’è un grande decoro, solo qualcosa di molto leggero, legato al segno. Senza un riferimento realistico”.

E in effetti, ci spiega Guido, il suo percorso si è sempre più ispirato al design. A Milano, specialmente per chi lavora in ambito artistico, è difficile essere impermeabili a certi influssi. Anche se, ovviamente, c’è molto altro nel lavoro di Guido.

Le mie influenze sono un po’ legate alla cultura estetica giapponese e orientale, all’arte del ‘900, all’espressionismo americano”, ci spiega. “Come per quel che riguarda il gesto, ad esempio: dev’essere una cosa naturale. Gli oggetti non li disegno prima. Quando ho in mano la terra, mi lascio guidare dal momento”. 

Con Guido ci addentriamo un po’ anche su temi più ampi. Da ex studente di sociologia e testimone negli anni di grandi cambiamenti, ci facciamo raccontare qualcosa in più sull’artigianato. 

Quando ho iniziato io, fine anni Settanta, l’artigiano rappresentava un po’ l’alternativa alla produzione industriale. L’oggetto d’uso artigianale è diventato col tempo sempre meno importante, ed è subentrato il consumo di oggetti fatti in paesi dove la manodopera costa meno”, ci dice con un filo di amarezza nella voce.

Il consumismo ha fatto perdere un po’ il gusto e la sensibilità verso i materiali e le forme. C’è stata sempre più la tendenza a comprare le cose firmate e indicate dalla pubblicità. Il pezzo unico non viene oramai apprezzato a pieno”.

Anche perché, come dicevo prima, mancano produttori di ceramica contemporanea. Io su instagram vedo molti ceramisti da tutto il mondo. Tutti bravissimi, ma per me manca sempre un po’ di gusto”. Poi precisa. “Certo, ognuno ha il suo. Ma è importante anche trovare un’estetica, seguire come va il mondo”.

La gente non è abituata e fa fatica a sviluppare una certa sensibilità. Oggi, se compri un oggetto che anche altri apprezzano ti senti più sicuro. Se si tratta invece di qualcosa di inusuale e particolare, ti senti fuori dal coro. Vedo che manca un po’ questo tipo di cultura”.

Oggi ci sono molte distrazioni”, continua Guido. “Qui dietro c’è un istituto artistico, da circa una decina d’anni”, ci dice. “Ragazzi e insegnanti passano sempre qui davanti per andare verso San Lorenzo ad eseguire dei disegni. Io non ho mai visto nessuno di loro avere la curiosità di entrare nella mia bottega”, ci dice fra l’ironico e il preoccupato. 

Serve avere un interesse personale, una sensibilità. Vedere mostre, leggere libri, conoscere cosa fanno gli altri”, ci dice. “C’è bisogno di attenzione e curiosità, è questo quello che manca. Ci dev’essere un po’ di poesia. Forse per questo che c’è poca innovazione, almeno nel mio campo. E molta distrazione”.

Molto interessante è anche il percorso che ha portato Guido De Zan a diventare un artigiano ceramista

Da giovane non avevo alcuna intenzione di fare questo mestiere”, ci confessa. “Ho lavorato diversi anni per istituzioni di assistenza psichiatrica a ragazzi. Facevo l’educatore in un centro del Comune di Milano”.

Poi c’è stato il cambiamento. 

“Dopo una decina d’anni, sia per stanchezza (il lavoro era molto pesante), sia perché avevamo ormai istituzionalizzato l’integrazione dei ragazzi nelle scuole, ho voluto dedicarmi ad altro”.

Facevo già creazioni con l’argilla insieme ai ragazzi del centro. E avevo voglia di dedicarmi a qualcosa di manuale. Ho perciò frequentato una scuola professionale di ceramica qui a Milano ed un ceramista in Liguria, da cui facevo pratica durante l’estate”. 

Da allora è quindi iniziato il percorso artigiano di Guido. Ospitando nel suo laboratorio giovani da tutto il mondo, desiderosi di fare pratica. 

Sono passati da qui ragazzi da tutta Europa e dal Giappone. Venivano per scambi culturali. E intanto si fermavano qui tre, sei mesi. Una ragazza giapponese si è fermata qui un anno e mezzo”. 

Guido De Zan ha proprio l’indole dell’artista. Entrando nella sua bottega sono in bella vista delle opere di grafica fra le più varie. A colpirci particolarmente, alcuni quadri che tiene in vetrina, raffiguranti forme geometriche che danno vita ad immagini astratte. 

Questi li realizzo usando delle tavolette di legno che inchiostro. Poi le imprimo su fogli di carta con un torchio, dandogli forme varie”. Il risultato è davvero unico. 

Oltre alla mia bottega”, ci dice, “ho anche il mio studio a casa, dove faccio principalmente lavori di grafica”. 

E, prima di salutarci, ci fa notare uno di questi suoi ultimi lavori. “Ho iniziato a mettere in vendita questo cofanetto in occasione dei cinquant’anni del Pirellone”. 

Si tratta di tre Pirelloni (il celebre grattacielo milanese firmato Gio Ponti) in carta, fatti in stile Guido De Zan. 

La bifaccialità del Pirellone richiama un po’ lo stile che hanno le mie creazioni”, ci dice. “Ho quindi voluto creare queste 200 scatole, ognuna con tre modelli del grattacielo, reinterpretati da me”. 

Lasciamo Guido al suo lavoro, non prima di aver dato uno sguardo al soppalco della sua bottega, dove traboccano vasi e creazioni di ogni tipo, dalle forme più stravaganti.

E ognuno di una bellezza indescrivibile.

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