Nuno Milano, il nunofeltro di Nadia Bonamici

Mai sentito parlare di nunofeltro? Probabilmente no, dal momento che non sono in tanti, almeno in Italia, a sapere di cosa si tratti. Una di questi, però, è Nadia Bonamici, fondatrice di Nuno Milano.

Mai sentito parlare di nunofeltro? Probabilmente no, dal momento che non sono in tanti, almeno in Italia, a sapere di cosa si tratti. Una di questi, però, è Nadia Bonamici, fondatrice di Nuno Milano

Negozio di abbigliamento artigianale, i cui capi vengono realizzati con una tecnica particolarissima. 

Andiamo a vedere di cosa si tratta direttamente nel suo negozio-laboratorio. Lì dove Nadia lavora le sue stoffe seguendo un preciso procedimento. 

“Il nunofeltro è stato inventato una ventina d’anni fa da un’artista tessile australiana e dalla sua assistente giapponese”, ci spiega. “Nuno, in giapponese, vuol dire tessuto”. 

Il procedimento consiste nel far infeltrire della lana direttamente su un altro tessuto. Questo può essere qualsiasi tipo di tessuto naturale. Nel caso di Nadia, lei  utilizza molto la seta. Un materiale che garantisce una resa migliore rispetto ad altri come lino, viscosa e cotone.

Attraverso questa tecnica, il tessuto di supporto accoglie e si intreccia indissolubilmente alla lana infeltrita. E questo permette di ottenere modelli, fantasie, colori sempre diversi ed estremamente particolari. 

“Si tratta di un puro processo meccanico”, spiega Nadia, “non c’è nulla di chimico”. Le fibre della lana, attraverso un preciso ‘massaggio’, camminano sul tessuto e lo attraversano. Proprio per questo, serve utilizzare tessuti molto sottili. Come lo chiffon, la garza, i voile. In questo modo, questi si legano fra di loro. 

Disponendo sul tavolo da lavoro un foglio di pluribol, Nadia vi appoggia il tessuto che sarà la base del capo. Su di esso, dispone della lana semi infeltrita o direttamente ciuffi del fiocco

“A quel punto, utilizzo una rete per coprire il tessuto, e una spugna con cui eseguo un bagno a base di acqua e sapone di marsiglia”.

Questo è il primo passaggio che permette alle fibre della lana di attraversare il tessuto. Ma per completare il processo, serve molto altro.  

E allora, dopo il bagno, si passa ad arrotolare il tessuto e massaggiarlo con un preciso movimento delle braccia. Si tratta di vari passaggi, duecento rollature ripetute per quattro volte, ogni volta cambiando orientamento del tessuto. In tutto, all’incirca un’ora di procedimento. 

“Dipende anche dal colore della lana. Più questa è satura di pigmenti, più tempo impiega ad infeltrirsi”. 

Finita questa fase, il tessuto viene srotolato e ‘impastato’. 

“Proprio come fosse pasta della pizza”, spiega Nadia. 

È la fase della ‘follatura’. L’ultima del processo di realizzazione di un tessuto in nunofeltro. La lana viene sbattuta sul tavolo e pigiata, affinché le fibre si schiaccino e si infeltriscano.

“Perché la lana, per infeltrirsi, ha bisogno di caldo e di essere pressata”, ci spiega. “Non è il movimento rotatorio della lavatrice a far infeltrire la lana. Ma proprio il momento in cui questa cade giù nel cestello e si schiaccia”. 

Le fantasie che Nadia riesce ad ottenere sono varie. Utilizzando anche strati di tessuti diversi uniti uno all’altro. Ce ne mostra alcuni esempi pescando fra i suoi precedenti lavori. 

“Questi sono come dei sandwich, ovvero diversi strati di tessuto uno sull’altro”. Nel primo che vediamo sono stati utilizzati garza di seta, garza di iuta, bottoni di lana nera e prefeltro di lana merino grigia infeltriti. Creando un effetto goffrato. 

“Finché le fibre sono naturali, io posso mettere un po’ quel che voglio. Fibre di banana, di rosa, di soia, seta vegetale”.

Il bello di questo tipo di lavorazioni è che, seppur sia la sola lana ad infeltrire, questa porta insieme con sé il tessuto a cui si lega. Ed ognuno di essi riproduce caratteristiche ed effetti propri e sempre diversi.  

Questa tecnica del nunofeltro permette di sfruttare le qualità di tessuti diversi in un’unica soluzione. Unendo le capacità isolanti di seta e lana, ad esempio, senza avere l’eccessiva pesantezza di un capo in sola lana.

Un procedimento assolutamente meccanico e naturale, che non ha bisogno di alcun trattamento chimico.

Oltre alla sua collezione di abbigliamento femminile, Nadia crea anche una serie di accessori a completamento della sua offerta. Collane, orecchini, ma anche portachiavi e quadri, realizzati tutti con tessuti in nunofeltro.

“Detesto buttare via tessuto che avanza dai miei lavori”, ci dice. “Con il materiale che risulta dalle lavorazioni, realizzo accessori vari a corredo delle mie collezioni”. 

Molto affascinante vedere come, con una sola tecnica, Nadia riesca a dare vita a opere così differenti. 

E pensare che ha scoperto il nunofeltro in maniera quasi casuale. 

“Stavo cercando un tutorial per pantofole in feltro per una mia amica, quando mi sono imbattuta in un video che spiegava la tecnica del nunofeltro”. 

Nadia si è messa a provarla, tirando fuori qualcosa di molto valido. “E avevo utlizzato materiale assolutamente inadatto per quella lavorazione! Allora ho pensato: se è venuto così bene, chissà come dev’essere fatto a regola d’arte!”

Iniziando a fare così le prime lavorazioni nel suo laboratorio, nel 2017, Nadia riscontra subito un buon successo di pubblico. E oggi è riuscita ad affinare sempre più una tecnica che in pochi conoscono e riescono a padroneggiare. 

“In Italia, ad utilizzarla a livello professionale, non penso che arriviamo a dieci persone”.

Oggi, i clienti che si rivolgono a Nadia cercano la particolarità dei suoi tessuti che ha già in negozio. Ma anche abiti, da cerimonia e non, da abbinare ad altri capi, creati appositamente per loro.

In più, Nuno Milano collabora con alcuni negozi in Italia che hanno inserito i suoi fantasiosi capi nella loro offerta.

Un’attività originale, innovativa e affascinante, portata avanti con l’estro e il tocco inimitabile di un’abile artigiana quale è Nadia Bonamici.

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